giovedì 28 gennaio 2016

BINARIO 21: IL MEMORIALE DELLA SHOAH di Carla Deambrogi Carta

A Milano sono state 774 le persone strappate alle loro case, private di ogni avere, chiuse all'interno di vagoni costruiti per il trasporto di cavalli e spedite nei campi di concentramento: in memoria di quanti non sono più tornati e dei soli 27 milanesi sopravvissuti alla deportazione è nato il Memoriale della Shoah.
Lo spazio sotterraneo al binario 21 della Stazione Centrale di Milano (faraonica costruzione inaugurata nel 1931) era nato per la movimentazione della posta dal vicino deposito di via Ferrante Aporti.
I vagoni venivano riempiti e trasferiti con un elevatore ai piani superiori. Qui, raggiunti i binari di partenza, venivano agganciati ai treni per le diverse destinazioni.
Questo stesso metodo venne usato, dal 6 dicembre 1943 al gennaio 1945, pere caricare, lontano da occhi indiscreti, donne, uomini, bambini, soprattutto ebrei, discriminati dalle leggi razziali del 1938.
Il trasferimento avveniva di notte, con grande concitazione. I superstiti raccontano che i prigionieri venivano scaricati brutalmente dai camion in questo luogo sotterraneo che nessuno riconosceva come appartenente alla stazione.
Era inutile chiedere: nessuna informazione veniva data sulla destinazione (chi partiva da Milano era destinato soprattutto ad Auschwitz-Birkenau, ma anche a Bergen-Belsen, o ai campi italiani di Fossoli e Bolzano) né tanto meno sul futuro che li attendeva.






 

In condizioni disumane, senza cibo né acqua, il viaggio per Auschwitz durava una settimana.
La stazione monumentale di Milano, così come il grande Palazzo delle Poste, sono rimasti al loro posto. E anche lo spazio sotterraneo del binario 21 è rimasto intatto.
E proprio qui, il 23 gennaio 2013 è stato inaugurato il Memoriale della Shoa, dopo molti anni di preparazione.
Oltre che fortemente simbolico, il binario 21 è un luogo unico: è il solo adibito alla raccolta e alla partenza dei deportati rimasto intatto in tutta Europa.
All'ingresso ci accoglie il Muro dell'Indifferenza: la parola “indifferenza” è scolpita nel cemento. Perché questa parola? Perché quanti , a Milano, erano a conoscenza di quanto avveniva in questo luogo, scelsero di non intervenire.
Nel grande salone adiacente, immagini dell'Istituto Luce, illustrano la vita della stazione centrale negli anni quaranta. Poco distanti sono installati decine di cartelli che raccontano le leggi razziali e le vicende personali di tanti deportati. I testimoni ancora vivi parlano attraverso un lungo video proiettato su una parete. Vi sono anche quattro vagoni originali di un treno merci degli anni '40: nello spazio progettato per 8 cavalli venivano caricate anche 80m persone .
C'è poi il Muro dei Nomi: sullo sfondo nero sono proiettati i nomi di tutti coloro che partirono su quei treni. Di fronte è stta inserita una serie di targhe che commemorano tutti i vagoni partiti dalla Stazione Centrale, con la data e la destinazione.

Carla Deambrogi Carta






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