venerdì 3 aprile 2015

CONSIDERAZIONI DI GIANCARLO CONSONNI, A 35 ANNI DAL PRIMO PRG DI VERDERIO INFERIORE. Intervista a cura di Marco Bartesaghi



Giancarlo Consonni (foto da web)





«È un brutto prodotto dal punto di vista professionale ed uno strumento per la distruzione speculativa del paese e del suo territorio»
Con queste parole iniziava la risposta  del PCI alla proposta di piano regolatore (PRG) avanzata dalla maggioranza democristiana di Verderio Inferiore. Era la primavera del 1979.
 

Il testo del Pci era stato scritto dal consigliere comunale Giancarlo Consonni, architetto, urbanista, allora professore associato di Urbanistica del Politecnico di Milano (diverrà professore ordinario nel 1981), ora in pensione da un paio di anni.
A lui rivolgo alcune domande per sapere che effetti provocò quel documento e cosa la minoranza riuscì ad ottenere.


A lui rivolgo alcune domande per sapere che effetti provocò quel documento e cosa la minoranza riuscì ad ottenere.
 

“Il dibattito in Consiglio Comunale fu molto serrato. Devo riconoscere che il gruppo dirigente della Democrazia Cristiana di Verderio dimostrò di essere disposto al dialogo e così con il nostro contributo, critico ma costruttivo, riuscimmo a ottenere alcuni risultati importanti”.
 

Me li puoi indicare?
 

“Ottenemmo un miglior rispetto per il centro storico, oggi indicato dal Piano paesistico provinciale come un patrimonio da salvaguardare.
Un risultato non meno importante è la cancellazione della strada che avrebbe devastato quello straordinario insieme paesaggistico che è la Bergamina”.


La Bergamina

Altre proposte che furono accolte?
 

“Il potenziamento dei parcheggi a nord e a sud del paese e la creazione del percorso pedonale protetto tra l'abitato e il cimitero.
Il Pci verderiese non giocò però solo di rimessa, ma mi seguì anche su due obiettivi strategici che avevo proposto”.

 

A cosa ti riferisci?
 

“All’unificazione di Verderio Inferiore con Verderio Superiore …"
 

obiettivo centrato dopo quasi 35 anni …
 




"… e all’opzione di acquisto di Villa Gallavresi per ospitare gli Uffici comunali, una scelta fortemente osteggiata, prima e dopo la realizzazione del recupero, dall'opposizione del Psi (a Verderio Inferiore di stretta osservanza craxiana)”.

 
Villa Gallavresi

 
In cosa invece non siete stati ascoltati?
 

"Nel dimensionamento del piano regolatore. Si prevedeva un raddoppio della popolazione che si sarebbe potuto verificare solo con una forte immissione di nuovi abitanti da fuori. Il suolo che il Prg prevedeva di urbanizzare era alquanto vasto e questo che ci appariva semplicemente un regalo ai proprietari dei terreni resi edificabili.
Si obbietterà che quelle previsioni sono poi state rispettate. Certo; ma quanto è accaduto non è indice di dinamismo economico, bensì il risultato di una spinta insediativa che più estesamente ha investito l’Altopiano asciutto milanese. Un fenomeno che va sotto il nome di sprawl e che si spiega con la ricerca, da parte degli abitanti della metropoli, di una riduzione dell’incidenza della rendita immobiliare nel costo della casa. Si tratta di un fenomeno colossale che ha segnato gli ultimi trent’anni (una misura la dà l’espulsione di mezzo milione di abitanti da Milano). Ma quanto è stato risparmiato sul fronte della rendita immobiliare presenta due contropartite negative: 1) un estendersi degli spostamenti territoriali obbligati con alti costi in termini di tempo e una lievitazione della spesa per il netto prevalere dei mezzi di trasporto privati; 2) un allentamento delle relazioni di prossimità.
Quanto alla qualità dell’insediamento e del paesaggio, molta della bellezza di un tempo è andata in fumo. Il quadro che oggi abbiamo di fronte è un’ibridazione fra il sistema insediativo storico e la dilagante, anonima, periferia metropolitana, con forte spinte alla disgregazione sociale"

 




C'è qualche punto del documento che oggi, alla luce di quanto è avvenuto in seguito, non riscriveresti?
 

"Non cambierei quasi nulla. Oggi poi tutti, o quasi, concordano sulla necessità di risparmiare suolo per un rilancio dell’agricoltura di qualità, anche nell’ottica di tornare a una filiera corta nel ciclo produzione/consumo degli alimenti. In fondo, con altre parole, alla fine degli anni settanta sostenevamo proprio questo.

Ma non ci sono solo aspetti quantitativi: l’urbanistica non si fa solo ponendo dei vincoli. Senza un progetto forte e condiviso, senza un’azione tesa a tutelare i valori ereditati dalla storia e insieme volta a rispondere alle nuove esigenze e sensibilità, i vincoli sono argini deboli, destinati a essere travolti. Sul versante del paesaggio, per fare un esempio, senza una politica agricola attiva (anche con impegno della politica a tutti i livelli), è difficile, se non impossibile, tutelare i paesaggi agrari e promuoverne la riqualificazione".


Nel tuo recente libro Da grande voglio fare il poeta, scrivi ( e mi sembra che tu faccia riferimento , non solo, ma anche a Verderio): «Dalle villule (Gadda) del primo novecento si sarebbe passati alla sbracata villettopoli di oggi:una motor city fracassona,sregolata, dissipatrice di energie, ignara di ogni buona regola del costruire, divoratrice di campi coltivati e di una bellezza inimmaginabile per chi non l'ha conosciuta».
La domanda è: come giudichi lo sviluppo che si è realizzato a Verderio nei 35 anni (circa) che ci distanziano dall'approvazione di quel PRG? Alla fine, è stato o no  “uno strumento per la distruzione speculativa del paese e del suo territorio?


"Credo di avere già risposto. Credo anche di aver fatto capire che il bilancio non è tutto negativo.
Tra le cose che allora proponevamo – e che non figurano nel documento - c’era anche l’idea di saldare Verderio Speriore e Verderio inferiore attraverso un parco lineare integrato a edifici rappresentativi e servizi sociali, sia esistenti che nuovi: un modo di intendere la fusione tra i due Comuni non come mero fatto burocratico ma come un’opera promossa dalla collettività  che sapesse farsi disegno urbano e paesaggio. In questo eravamo un po’ utopisti; ma, sia pure ridimensionato, quel progetto non è stato del tutto contraddetto dalle scelte compiute.




 




Però mi rendo conto che i bilanci storici ognuno li fa cercando di portare acqua al suo mulino, e probabilmente è quello che ho fatto anch'io con le mie risposte. Sarebbe interessante aprire un contraddittorio con chi la pensa diversamente, a cominciare da chi trenta-quarant’anni fa aveva il potere di decidere". 









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