mercoledì 9 febbraio 2011

CONSONNO E I SUOI MURI DISEGNATI di Marco Bartesaghi

C'era una volta un conte, con tanti soldi e poco cervello, che un giorno decise di comprare un paese. Tutto un paese: tutte le sue case e tutti i suoi terreni. Mise gli occhi su Consonno, un villaggio di contadini adagiato su una collina, con una bella vista sul tratto di fiume Adda che da Olginate scende verso Brivio passando sotto la Rocchetta di Airuno, e belle case contadine di pietra con scale e ballatoi in legno. Un bel paese insomma.


Consonno prima (sotto)  e dopo l'intervento del  "conte" in due disegni  al Grand Hotel

Ma al conte non interessava possedere un bel paese, lui voleva avere IL - PAESE - PIÙ - BELLO - DEL - MONDO . Per questo abbatté tutto quanto (tranne la chiesa e la canonica , che per fortuna non aveva potuto comprare) e cominciò a costruire quel che gli passava per la mente. Cose che non c'entravano per niente:l a pagoda e il ponticello sopra lo stagno, come se ne vedono nelle stampe giapponesi, la cupola e il minareto, il portale d'entrata con i manichini in costume a fare da guardia, il cannone puntato sulla valle. Poi il salone per le feste, la sala da ballo, un numero spropositato di negozi e, addirittura, il Grand Hotel Plaza.


Minareto e cupola in una foto di qualche anno fa

Un paese dei divertimenti che per il conte avrebbe dovuto attirare gente da chissà dove, con le sue feste e i personaggi famosi che venivano ingaggiati. Per un po' di tempo il giocattolo funzionò, poi comincio ad essere abbandonato e ad andare in rovina, fino a raggiungere la desolazione attuale.
Per qualche anno sopravvisse il Grand Hotel come casa per anziani. Ma anch'esso, forse quando ci si accorse che tanto isolamento non teneva tanto su di giri gli ospiti, fu abbandonato in fretta e furia, tanto che ci sono ancora gli arredamenti, fra cui letti in alluminio e qualche carrozzella per invalidi.


Sono di solito le piante, i fiori, i funghi e gli animali (questi ultimi soprattutto sui relitti in fondo al mare) che colonizzano le rovine e ridanno loro fascino e bellezza, anche a quelle più brutte e deprimenti.
A Consonno sono stati i ragazzi (ragazzi? bo!) che con le bombolette hanno fatto fiorire i muri, esterni e interni, di centinaia di disegni, belli, meno belli, qualcuno brutto, e di parole (vale la stessa gradazione che per i disegni) creando un percorso artistico molto interessante. In questo caso credo che nessuno li possa accusare di aver rovinato alcunché.
 Qui viene presentata una prima serie di disegni di Consonno




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