lunedì 6 settembre 2010

UN DOCUMENTO DELL'INIZIO NOVECENTO SUI RAPPORTI FRA STATO E CHIESA PER LA TUTELA DEI BENI ARTISTICI

Dei documenti relativi alla vicenda della pala d'altare della parrocchia di Verderio Superiore (vedi l'art: L'INTRICATA VICENDA DEL POLITTICO DI VERDERIO SUPERIORE) ho pensato di trascrivere e presentare questa lettera scritta dal Ministero dell'Istruzione Pubblica al Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti. Essa affronta il tema del rapporto fra Stato e Chiesa Cattolica, circa la tutela dei patrimonio artistico delle chiese, a pochi anni dall'Unità d'Italia. M.B.


"Le indagini fatte praticare da questo Ministero, assodarono infatti che nel gennaio del 1898 i Fabbricieri della chiesa parrocchiale di Pornassio vendettero all'antiquario Pietro Moro di Milano un quadro del Canavesio raffigurante la Vergine e S. Dalmazio con altri santi, e la lunga iscrizione latina già trascritta nella lettera a cui questa fa seguito, nonché la firma dell'autore e la data del 1490. Il prezzo della vendita fu di lire duemila, di cui sembra una buona parte sia stata impiegata nella costruzione di un pavimento marmoreo in chiesa, nel restauro del Santuario della Madonna colà esistente e nell'acquisto di arredi sacri; e pare che il residuo della somma si trovi depositato in una cassa di risparmio. I Fabbicieri adducono a giustificazione della vendita abusiva il consenso quasi generale della popolazione del luogo e l'autorizzazione del Vescovo d'Albenga, soggiungendo.."
"...essere stata la vendita determinata dal deperimento che il quadro andava subendo.
Di queste giustificazioni, e di quelle del Vescovo d'Albenga, contenute nella lettera qui allegata diretta al Prefetto di Portomaurizio, vedrà codesto  On.Ministero quale conto si debba farne. Ho il piacere intanto di fargli noto che mercé la zelante opera spiegata dal Prefetto su indicato, il prezioso quadro del Canavesio fu potuto trovare e sequestrare a Milano presso l'antiquario Moro.
Unisco, per norma, il verbale di sequestro.
Quanto ai due quadri appartenenti alla chiesa parrocchiale di Pieve di Teco fu accertato che il Presepio del secolo XVII esiste tuttavia colà e che una tavola, raffigurante la Madonna, fu, da circa un anno, venduta per sole lire 60 a persona ignota.
Ora è necessario che il dipinto sequestrato a Milano ritorni nella chiesa di Pornassio, e sarà mia cura di prendere tutte le possibili precauzioni perché vi rimanga ben conservato. Spetta a codesto On. Ministero [...] al modo migliore che conduca al ricupero di quella rara opera d'arte, e al rimborso delle duemila lire all'antiquario Moro. In Piemonte mancano fatalmente ..."

"...leggi speciali che che tutelino il patrimonio delle chiese. Questo Ministero, quindi, non ha modo di poter procedere contro i colpevoli. Codesta Amministrazione, invece, può valesi dell'art. 434 del Codice Civile e credo che nel caso di cui si tratta non vorrà rinunziarvi; sia per non lasciar correre simili vendite abusive, sia perché l'indulgenza non farebbe che incoraggiarle, fomentando la cupidigia degli speculatori, che approfittano dell'ignoranza, in cose d'arte, di Fabbricieri e di preti, per carpire loro, mediante irrisori compensi, opere di valore insigne d'arte e di storia. Un altro grave motivo, per non essere indulgenti, sta nell'atteggiamento ostile che il clero piemontese suole tenere verso il governo quando non si tratta di ottenere benefici, la qual cosa paralizza tutte le buone intenzioni di questo Ministero per tutelare il patrimonio artistico delle chiese. Fra i molti fatti che si potrebbero addurre in appoggio sta sta sopra tutti l'opposizione costante dei parroci e delle Fabbricerie a lasciar catalogare gli oggetti d'arte e i cimelî delle chiese, parecchi dei quali sono tenuti nascosti. Per riuscire nell'intento senza suscitare conflitti, questo Ministero, approfittò dell'ultima Esposizione d'Arte Sacra a Torino, e nel regolamento da esso formulato, fece le più larghe concessioni..."

"...possibili, subordinandole all'obbligo di lasciar fotografare ai funzionari dell'Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria, gli oggetti d'arte esposti dalle chiese. Avuta la fotografia se ne sarebbe poi fatta la scheda descrittiva e la firma del consegnatario non poteva naturalmente mancare. Si fece così - e non invano - nelle esposizioni eucaristiche di Orvieto e di Venezia. A Torino il regolamento fu accettato; ma quando questo Ministero, dopo aver ottemperato agli obblighi assunti da esso, reclamò l'adempimento della clausola relativa alle riproduzioni fotografiche degli oggetti d'arte esposti dalle chiese, si vide opporre un reciso rifiuto dal Comitato dell'Arte Sacra; e malgrado le proteste fatte e la mediazione interposta dal Prefetto locale, i funzionari dell'Ufficio Regionale non poterono eseguire gli ordini del Ministero.
Questa pertinace ostilità  contro l'opera di tutela artistica che ogni buon cittadino dovrebbe caldeggiare, può nascondere l'intenzione di non rendere palesi i tesori delle chiese per poterne disporre liberamente quando che sia; e le vendite abusive, troppo frequenti in Piemonte, lo proverebbero. Di qui, adunque, la necessità di agire senza debolezza, se non per arrestare almeno per diminuire il danno."

 NOTA
Questo documento è conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato, Serie AA BB, Div. XII, 1888 - 1907, busta 293, "Ministero dell'Istruzione Pubblica" - 4 - Portomaurizio - 1898 "Quadri venduti dalle parrocchie di Pornassio e di Pieve di Teco"

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